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    A vent’anni dalla legge n. 40/40: tra correttivi giurisprudenziali e persistenti criticità normative

    A vent'anni dall'approvazione della legge n. 40/04 in tema della accesso alle tecniche di P.M.A., ancora molti sono i dubbi e perplessità che, in punto di legittimità, vengono sollevati dalla dottrina con riferimento a talune sue norme.
    Nonostante, infatti, i diversi interventi della Corte costituzionale che hanno espunto dal testo normativo alcune delle sue più controverse disposizioni, residuano una serie di previsioni che ancora interrogano i giuristi sulla conformità o meno del loro dettato all'impianto assiologico accolto in Costituzione. In particolare, il coinvolgimento nel minore nato per effetto del ricorso a tali tecniche porta continuamente a chiedersi il rilievo che, nel bilanciamento tra i diversi valori rilevanti in tema, va accordato al best interest of child.
    Al tempo stesso, quando il concepimento e la nascita del bimbo si realizzano all'estero, si pone la chiara necessità per l'ordinamento, a tutela dei propri valori fondanti, di evitare che l'automatico riconoscimento di atti formati aliunde divenga strumento surrettizio per aggirare i divieti posti dall'ordinamento stesso.
    Per approfondire questi profili della tematica, nell'ambito del nostro corso di Bioetica, si è svolto un seminario di studi che, oltre al docente di cattedra, prof. Raffaele Prodomo, ed alla sua collaboratrice, dott.ssa Franca Meola, ha visto gli interventi del prof. Fabio Ferrari, dell'Università degli Studi di Verona, e della dott.ssa Margherita Magaldi, dell'Università degli Studi della Campania "L. Vanvitelli".
    Ad introdurre, moderare e concludere il seminario si sono avvicendati i docenti di cattedra. Ad animare il dibattito, poi, le interessanti domande poste agli ospiti dagli studenti intervenuti, sollecitati a ciò dalle stimolanti relazioni svolte.
    Diamo V:alore al tuo futuro

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